Tassa sul celibato

L'imposta sul celibato è un tributo che fu in vigore in Italia durante il periodo fascista, istituita con il R.D. 19 dicembre 1926, n. 2132,[1] e la sua applicazione disciplinata dal R.D. 13 febbraio 1927, n. 124.[2] Si applicava solo alle persone non sposate di sesso maschile,[3] con il proposito di favorire i matrimoni e, di conseguenza, incrementare il numero delle nascite. Secondo l'ideologia fascista, una popolazione numerosa era indispensabile per perseguire gli obiettivi di grandezza nazionale che si pretendeva spettassero all'Italia, oltre che per avere un esercito il più numeroso possibile.[3]

La misura legislativa colpì oltre 3 milioni di italiani ancora celibi.[4]

  1. ^ Regio decreto 19 dicembre 1926, n. 2132
  2. ^ Regio decreto 13 febbraio 1927, n. 124
  3. ^ a b Notizie di libri e cultura del Corriere della Sera, su lettura.corriere.it. URL consultato il 16 febbraio 2018.
  4. ^ Nel 1927 il fascismo impone la tassa sul celibato, su FIRSTonline, 13 febbraio 2020. URL consultato il 29 maggio 2023.

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